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(animazione ultime 3 ore)







Dal 23 Novembre 1977, data in cui fu messo in orbita il primo satellite europeo METEOSAT, ne è stata fatta di strada. I radiometri montati a bordo sono sempre più precisi e affidabili e da circa 36000 km di quota sulla verticale dell'equatore e sul meridiano di greenwich (quindi con latitudine e longitudine = 0) ci inviano ogni giorno le immagini del nostro pianeta.

A questa altitudine il satellite è geostazionario, cioè la sua velocità di rivoluzione intorno alla terra coincide con quella di rotazione della Terra intorno al proprio asse. Oggi con il termine Meteosat si identifica in realtà un insieme di satelliti artificiali meteorologici geostazionari e l'ente che li gestisce è EUMETSAT (European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites).

I radiometri scansionano il nostro pianeta su tre canali, cioè tre bande spettrali: visibile, infrarosso e vapor d'acqua. Sebbene notevolmente migliorati, specie con l'avvento degli MSG (Meteosat Second Generation), da 36000 km di altezza le immagini non possono avere un'altissima definizione. Inoltre da quella posizione, un satellite geostazionario non riesce a inquadrare le zone polari. Questi due problemi si risolvono con i satelliti polari, che "volano" a quote ben più basse (700-1200 km) e solcano il cielo scandagliando tutto il pianeta, mano a mano che esso gli ruota sotto, a velocità molto elevate per rimanere in orbita. Naturalmente così facendo si otterranno immagini molto più dettagliate, ma in tempi diversi per le varie zone via via inquadrate.